giovedì 31 dicembre 2009

# 53 - Volcanoes melt me down

Sarebbe strano vedere da lontano i tuoi passi senza mordermi la carne. Sarebbe ingiusto respirare la tua aria e non comprimerla tra le labbra.

Fammi vedere il colore dei giorni,
Vivimi addosso anche fuori, anche oggi,
Scavami dentro ed allevia i dolori,
Ascoltami e toccami corde migliori.

Sarebbe sale sui polsi feriti, sentirti parlare dei sogni finiti. Sarebbe musica in chiave di sol, se i sospiri forti fossimo noi.

Esplodimi dentro come un vulcano,
E dammi la mano se bruci lontano,
E sfiorami solo al contrario di piano,
Diventerò terra, se ne sarai grano.

sabato 5 dicembre 2009

# 52 - E' fredda e vuota questa città senza il tuo respiro

Spirali di combustione.
Una metà che balla, l'altra è stesa. Una metà che grida, all'altra hai tolto le parole.
Riempiamoci gli spazi vuoti, e se avrò freddo bruciami, e se avrò paura uccidimi, e se tremerò guidami.
Nelle nostre anime affittate, e le autorizzate, e le nostre automatizzate convulsioni, sopra i cieli stellati, negli appartamenti usati dalla carta da parati, voglio il tuo sorriso stanco, sul tuo corpo così bianco. Starti addosso come schiuma che consuma la tua gola, voglio essere la piuma che ti provoca risate, stringi forte le mie braccia, scivolo sulla tua pancia, e di quei morsetti, sai, prima o poi ti stancherò.

venerdì 4 dicembre 2009

# 51 - E gli altri continuano a dire che nonostante tutto sei solo un'immagine.

A sentirli tutti bravi, tutti fai come me.
Loro non sanno i tuoi occhi.

Dita contro dita, bocca contro bocca, ogni giorno è un po'una lotta.

Se ci penso ho meno fiato, se ci penso ho meno pezzi, se ci penso, sprofondando, vorrei essere da te.
Viaggi per non arrivare, litanie da bestemmiare, luci da accendere e cose belle da rovinare. Un locale in meno dove andare la sera, un posto in più per posare le nostre ossa nello stesso momento. Telepatia, lo so che mi ascolti e che pensi quel che penso io.

So già che il tuo profumo mi farà impazzire, ché sarà unire i nostri corpi. Tra la punta delle dita disegnerò una farfalla, per spostarti col suo volo. Devo accenderti la luce.

giovedì 3 dicembre 2009

# 50 - E tu che sei bella come non ho visto mai, ed io che mi sporco della terra che non sai.

- Autoscrivo -

Questo è quello che sai fare (e nemmeno ti vien bene)

- Non è più per me -

Proteggimi anche quando sarò incivile e non ci sarà spazio per un vile come me. Sulla mia pelle i segni e le lenzuola, i tagli sulla gola e facce rigate, perché ho carte bagnate.

Me ne tornerò ai giorni vuoti e spenti perché almeno i turbamenti non avevano il nome che hai.
Scappa veloce dalla mia sete di mani, non sempre tutto è come sembra. Mi spezzo più che piegarmi e per i graffi che hai avrei l'unica cura che sai.

mercoledì 2 dicembre 2009

# 49 - Lyijynharmaa

Chi non corre mai lo fa adesso.
Contro il tempo, le stazioni e gli orari assurdi. Dev'essere mio il letto e le punture nelle gambe per svegliarmi, per non tremare come foglia al vento. Non dipende più da me il flusso sanguigno sottosopra. Non svengo perché tu non temi il peso e mi reggi.
La tua pelle di cosa sa? Scivola nel mio disastro. Incastrami le mani e quando avrò freddo ai polmoni, tu lasciali scaldare.
Hayez non sa dei tuoi occhi, delle mie pene e del tuo profilo da imparare con le dita. Mi dai dei nomi e divento EVANESCENTE, e i miei fogli non hanno abbastanza tempo per ingiallire.
Avrò abbastanza spazio da assaggiarti come voglio? Avrai abbastanza voglia di assaggiarmi quando toccherà a noi?
Centometrista a ostacoli, ho bisogno di poterti misurare. Litri, chili e metri di te potrebbero non essere adeguati.
E le lancette sono troppo lente.

domenica 15 novembre 2009

# 48 - Testamento di un parolaio

E' l'ingordigia a caratterizzarmi.

Ingordo di qualsiasi cosa che rasenti il limite di una passione. Pezzi di legno con corde, fogli di carta con parole scritti da altri, cerchi di plastica con incisi testo e musica. Tutto si salva nel disordine della mia stanza, una specie di isola pedonale dove giacciono senza il rischio di essere investiti, spazzati via.

Ho imparato col tempo a non aver paura di alzare la testa ed aprire gli occhi quando c'è il sole, ma ancora non riesco a respirare. Tra qualche anno faremo la fila anche per chiudere gli occhi al ritmo di un notturno che non passa mai.

Ingordo di mani, inventami in storie che non so, toglimi peso e traportami. Tra due sponde abbandonami, in languide insenature di carta.

Al ritmo di un fruscio.

sabato 7 novembre 2009

# 47 - In loving memory

Forse il tempo ci solleverà, era solo questione d'estetica. Se i controllori sapessero quanto hai corso per prendere il treno, non ti multerebbero mica.

E' andata amico mio, c'era il bivio ed hai preso un'altra strada. Non voltarti indietro, che senso ha fermarsi a guardare la terra bruciata?

Sei sempre stato di spalle larghe ed occhi stanchi, non so capire ma posso provare a scavare.

Ed ora in mezzo al legno, dimmi quanto fa freddo.

lunedì 26 ottobre 2009

#46 - Una delirante poesia

Non vorrei averti incontrata nel migliore dei momenti,
se il tempo cancellasse e fossimo tutti contenti,
non vedresti forse l'asse, detto della simmetria,
che separa in due le vite, e la tua dalla mia?

Non vorrei averti incontrata in momenti ben peggiori,
tra burrasche e turbamenti cerebrali che escon fuori
e riflettono sul viso, già segnato dagli eventi,
sarei stato più deciso nello stringere i denti.

Non vorrei averti incontrata, in generale un po'lo penso.
Che alla fine della fiera, come sempre, io c'ho perso.
Ma sarà nullo il rimpianto, ho abattuto una chimera,
mi sarà d'orgoglio e vanto nella luce della sera.

giovedì 8 ottobre 2009

#45 - Kynttilä

Cerco di catturare quanto più ossigeno possibile per restare viva. Devo riuscire ad arrivare a domani. Brucio per l'altrui diletto, la luce che porto non sarà mai tale da guardarci nelle anime. Lascia che pianga cera, e che col tempo abbandoni la forma eretta.

Strano destino quello di chi non sopporta il caldo dei tuoi occhi.

Cessa il vento, e per quanto mi allunghi non ho scelta.
Da quando ti allontani a quando torni resto spenta.

Come candela sopravvivo ai giorni.

domenica 4 ottobre 2009

#44 - Lennolle

Volatili sono i sentimenti.
Rapace è il tempo che si abbatte su carcasse di cuori.
Fragili coleotteri sono ormai le nostre anime, librate nel più azzurro dei cieli notturni.
Senza riferimenti, senza alcuna buona stella ad illuminare gli icarici tentativi.

Non convieni che bastava così poco?

Dicono che il decollo sia la parte meno semplice del tutto.
Proverò a volare tra i tuoi sogni.

venerdì 25 settembre 2009

#43 - /////

Alcune banalità è bene che vengano censurate.
Mostrare le proprie debolezze può essere un'arma a doppio taglio, meglio evitare.

giovedì 3 settembre 2009

#42 - Aria e sangue

Ci sono troppi modi.

Camminiamo in direzioni diverse e sai che non potrò mai darti ciò che vuoi.
Allora perché?
Sei la mia Waterloo.

Raffiniamo i nostri sogni, declassiamo ogni dolore. Quotidiano è il mio annaspare, non ci credo che tu faccia cose banali. Le risate sui giornali. Hai uno sguardo così bello. E' automatico deragliare.

martedì 25 agosto 2009

#41 - Così presto mai

La città che risorge, in realtà scivola su se stessa.
Trascinando giù dal letto chi ha da fare.
E gli altri dove vanno?

Le vene vuote e le mani intorpidite sono quasi un abitudine,
Dannazione al mio dormire poco.
Ed accusarne comunque gli effetti.

Vuoto della gente questo posto appare magnifico.



mercoledì 12 agosto 2009

#40 - неразберихагород

La doppia negazione diventa una frase affermativa.
Quasi come fosse una legge, non un errore grammaticale.
E se la doppia negazione proviene dalla stessa persona, ma in due tempi diversi e distanti, non c'è molto da fare.

Non avevo il tuo cuore, ma disponevo del resto. Adesso non c'è più presenza, ma i messaggi sono inequivocabili.
Il deflusso del tempo mi strogola i muscoli cardiaci.

E' questo il punto. Non servono gli eroi se la catastrofe non è di loro competenza. Bisognerebbe combinare guai rapportati al loro grado di soluzione.

venerdì 31 luglio 2009

#39

Cammini inconsapevolmente per strade che non hai mai visto, un circuito senza uscite e senza il parco chiuso per fare rifornimento.

Non sembri stanca, anche se sorridi sempre.

Arriverai ad un bivio, tra l'aorta e un ventricolo, e troverai un cartello luminoso.

Ti diverte così tanto passeggiare nel mio cuore?

giovedì 30 luglio 2009

#38 - Liquide e normali

Questi liquidi incolori che beviamo, queste anime scure, questi sorrisi spontanei, questi occhi velati, questi stati d'animo danzanti, queste lacrime pavide, quasti giorni aridi, queste dita fragili, questi dischi stremati, queste noie incolmabili, queste gioie labili, questi vuoti abissali, queste ore paradossali, questi sedili ribaltabili, questi abbracci lascivi, queste persone irrinunciabili, queste seduttrici schive, questi ritardi palpitanti, questi sguardi ardenti, queste tentazioni assenti, questi minuti latenti, queste paure indigeste, questi mozziconi scintillanti, questi gialli lampeggianti, queste ruote semoventi, questi secondi inesistenti, questi attimi fuggenti, queste memorie passate.

Queste rabbie soffocanti.

Queste impotenze disarmanti.

Questi lamenti blandi.

Questi giorni NORMALI.

mercoledì 29 luglio 2009

#37 - Il giorno della notte dei buoni propositi

Oggi è uscito il sole, di nuovo.

E' sempre così da queste parti. Nemmeno d'inverno il freddo scalfisce Apollo, che è sempre più vicino e sempre più strafottente.Non ho mai creduto alla favoletta della Terra che gira mentre il Sole sta fermo.

Magari altrove è davvero così, ma qui pare che la Pangea fugga dalla Luna, destinata come privilegio alla Panthalassa, quasi fosse spaventata dal buio, quasi fosse giusto così.

Il mio opposto, insomma. Rifuggo il giorno che mi spaventa e mi tuffo nella notte degli esercizi commerciali asserrandati dal timore.

Trovo sicurezza nel riconoscere quei monumenti illuminati dai lampioni comunali ormai annoiati, in grado di donar loro solo una luce inesorabilmente fioca rispetto alla loro splendida stoicità.

Voglio un faretto privato automatico a tenermi compagnia nelle notti bianche delle facce stanche, perché gli unici splendidi sono vittime di polveri bianche.

Non ci tengo a splendere, mi basta immaginare di essere in acqua e sorreggermi alla boa, mentre guardo gli scogli che fanno a gara per non essere sommersi.

Loro fuori ma dentro, io dentro ma fuori. E' stato sempre così.

martedì 28 luglio 2009

#36 - Anidride

Abbiamo bruciato tutto, le tappe non sono mai state una nostra priorità. C'è odore di anidride carbonica in fiamme, ed è sufficiente inspirare per rendermi conto che il fuoco sei tu.

I cartelloni impongono la nuova moda dell'antico oriente, mi conviene svoltare a sinistra, se davvero voglio perdermi.

Da dietro sei tra le mille altre che seguo con lo sguardo, cercandoti a costo di deplorare le miglia di retta che congiungono i nostri due punti sul piano.

Mia principessa dagli occhi enormi, lascerai alle mie malinconie il greve compito di riempire formulari per me?

Lo sai che lascio pezzi in ogni posto, per tornarci di nascosto. Raccogliere altri fogli da differenziare, questa volta sarà ruvido.

Vedi il fiume che non posso più maledire, bacia lui per me. Almeno le pietre non possono ribellarsi a quel che provo.
Sono pelle, sangue e caos.

domenica 26 luglio 2009

#35 - Notturno imprecisato

Dovevo soltanto ruotare la testa per accorgermi che tutto era storto. Nella dinamica dei corpi è la legge dell'assurdo a farci stare in piedi.
Non mi fai ridere mai come vorrei.

Ma non dicevi che avresti voluto piangere con gli alberi?

Dimenticavo di dirti che lì ero felice.Poi mi asciughi e scappi via.

venerdì 3 luglio 2009

#34 - Contraddizioni

Le vecchie cotonate la mattina vanno a messa e il pomeriggio lo passano al bingo.

Chi pensa al futuro, lo fa perché odia il suo presente.
Chi pensa al passato, lo fa perché odia il suo presente.
Chi pensa al presente, non ha tempo per viverlo.

La mia ombra mi protegge di giorno ma la notte si nasconde dietro di me.

Senza ispirazione scrivevo il triplo.

lunedì 8 giugno 2009

#33

Hai visto la polvere scivolare.
Hai sentito il suo rumore mentre arrivava su di te.
E forse non è stato tutto sbagliato.
E forse non è stato tutto qui.

Ho chiuso le porte dalle quali entrava l'afa.
Ho saccheggiato spazio, tempo e controvoglia ho stretto i denti.
E forse non sei stata un errore.
E forse non sei uscita dai miei sogni.

Abbiamo snaturato le ferite che ancora sanguinavano.
Abbiamo rischiato che ogni immagine diventasse sporca e opaca.
E forse non siamo stati abbastanza furbi da capire.
E forse non saremo in tempo per recuperare.

Avete visto quello che è successo.
Avete avuto un pensiero troppo distante.
E forse il meglio deve ancora arrivare.
E forse già vi muove il vento che aspettavate.

venerdì 5 giugno 2009

#32 - .:unexploded:.

Prepara la bomba.

Usa l'esplosivo della migliore qualità, le carte più pregiate. Salteranno in aria questi stronzi, nessuno escluso. Perfetto. Mettila lì che non ti vede nessuno e dai fuoco alla miccia. La senti che brucia, la vedi la fiamma. Preparati a ridere.


...pfff...


Il sibilo della polvere da sparo bagnata gli scaraventò in faccia la realtà. Fece cilecca, non riuscì nell'impresa di distruggere, dopo che in tutta la vita non aveva mai creato qualcosa di valido.

Inesploso.

Tocca fare tutto da capo. Un'altra volta.

#31 - _rising_

Stamattina è uscito il sole.

Umani coraggiosi con le mezze maniche e le braccia bianche, la vita ricomincia, mentre quella grande palla gialla se ne sta ferma, immobile, da chissà quanti anni, sempre più splendente, sempre più bollente.

Mi fermo a guardarlo, e un po' lo invidio, perché almeno lui sta lì fisso, accanto a lei. A volte coperto da lei.

Sembra avermi sentito. Sapevo che stavo gridando troppo.

Ha lo sguardo cattivo di chi ha appena accettato un duello dal suo nemico. E' severo, inflessibile. Ha scelto me, mi avvolge, mi travolge.

Non penserete mica che le gocce, quando sono insieme, si uniscano? Anzi, restano più separate che mai, ognuna persa nel suo microcosmo.

E altro calore, divento più piccola. Sento l'estasi, sto sciogliendomi, evaporando. Crede di punirmi col fuoco, ma è solo il mio ciclo che ricomincia; di nuovo aria, di nuovo acqua. Di nuovo io, di nuovo tu. Forse non tu forse uguale.

Stanco
Svanisco
Debole
Appiglio no
Forza zero
Gravità meno

E caldo e idrogeno e ossigeno. Novecentotto. Stillicidio di un'altra era, ciò che sono e sarò; ciò che voglio e farò. Libero quando si incontreranno di nuovo.
Di me non resta altro se non un mucchio di molecole felici di essere sospese a mezz'aria, nell'aria.

Non sto ritornando.
Non sono mai andato via.

giovedì 4 giugno 2009

#30 - _puddle_

Dov'è di preciso che sono finito?
Non so rendermene conto, vedo solo un pezzetto di cielo dalla forma sommaria e irregolare.


La notte è passata ruvida e incolore, e certo la presenza di una grande luce piantata qui sopra, proprio negli occhi, non aiuta. Ho piuttosto freddo e stanotte nemmeno ho dormito. Qui sto stretto, e ogni tanto passa qualcuno che distrattamente mi calpesta.

E poi osservavo il tuo allontanarti, cercando di trattenere i miei istinti. Mi manchi. Questo gioco non mi piace, non mi è mai piaciuto. Dove stai andando senza di me? Quali altre nuvole incontrerai? Quante volte riderai? Cerco il tuo sguardo guardando in alto, ma non credo che qualcuna possa somigliarti.


Troppo rotonde, troppo spigolose, troppo sconnesse.


Provo a lasciare le frasi senza punti, magari voleranno a te o chissà


E intanto aspetto il mio momento, combatto con le altre per non andare giù, voglio restare più in alto possibile, guardarti finché sparisci del tutto per avere meno tempo per il rammarico


Sei troppo veloce, ed io troppo immobile


Punto.

#29 - _raindrops_

Piovo.
Io piovo.


Mi sono illuso che stare sulle nuvole potesse durare per sempre, ma è bastato un po'di vento a scaraventarmi giù. E' una sensazione strana, una sorta di grande asciugacapelli freddo. Mi giro e ti guardo, sei così bella e malinconica, grigia e cupida da quaggiù.

Mi hai portato in posti mai visti, e vederli con te è stato dolce come solo il posarsi della polvere sa essere. Quanto tempo fa abbiamo volato sopra Berlino? E quanto era bella Torino dall'alto?


Ma qualcosa è andato storto. Un Eolo inutile ha deciso che dovevo andare via. Vedo altre come me innamorate del tuo splendore, alcune già sull'asfalto, altre appena scese. Solo io cerco di tornare su, ma è troppo complicato. Credo sia inutile.

Ora mi rotolo almeno verso di te, non mi va di vedere i cassonetti e le macchine e le strade tutte uguali mentre mi allontano. Quando mi confonderò sulla terra, voglio tu sappia che una parte di te resterà fissa tra i ricordi. E quando dicevo "non ci lasceremo mai", ero sincero.


Ma sono solo una goccia, e sto per schiantarmi.


Mi dispiace, ti ho persa.




sabato 30 maggio 2009

#28

Flusso.

Scivolavano i passi, uno dopo l'altro sull'asfalto. Alla destra, altra strada; alla sinistra il fiume. Stava per iniziare quel che mai avrei sperato. Un incontro, degli sguardi, pochi attimi, sufficenti solo a farmi cadere a terra. Temevo che tutto sarebbe stato magnifico. Quando ho iniziato a correre non ero stanco. Il flusso lascia estirpare ogni forma di contatto.

Derive.

Le tue mani piccole fervide nitide e timide, alla deriva dei sensi. La soggezione di non saper cosa dire, sperando che ogni parola non debba misurarsi con il metro della goccia che è perenne mia compagna. Angoli opposti. Le sere da solo a limare gli spigoli, le notti gialle a schiacciare i miei sogni per farti entrare.

Parole.

Quelle che non ho mai avuto, quelle che non ti ho detto e quelle che ancora vorrei dirti. Quelle che vorrei sentire da te, quelle che leggo e le altre che immagino. Quelle che scavo, perché non importa. Quelle che mi alzano da terra e mi sbattono al muro, devo finirla. Quelle che sento e che non tornano e che non sono mai andate. A cosa stavo pensando quando mi han chiuso l'ossigeno?

Tutto si perderà.

sabato 23 maggio 2009

#27

E così hai deciso di andartene. Pare tu abbia voluto smettere di combattere. Tu che mi tenevi per mano quando facevo i primi passi. Tu che mi hai insegnato ad andare in bici senza ruote. Hai pensato che forse è meglio lasciarci qui. Tu che mi hai gonfiato di botte quando ho tirato dal naso. Io che ti ho preso a calci quando ci hai provato anche tu. Tu che hai conosciuto mio nonno e me lo raccontavi. Tu che la sera del primo concerto hai sfruttato quel che sapevi di elettronica per aggiustarmi la chitarra. Tu che mi hai detto Ricordati che qualsiasi cosa TI accada, sarà sempre colpa tua. Tu che sai più o meno tutto di me, aggiornato a febbraio. Tu che ti sei perso una parte fantastica della mia vita. Io che mi sono perso gli ultimi mesi, io che sto col fiato sospeso mentre ti bruciano i polmoni. Tu che sei steso in un letto asettico. Io che vorrei correre da te a riempirti di insulti, come sempre. Tu che non puoi sapere quanto ho pianto da ieri sera. Io che non posso sapere come stai adesso. Non so nemmeno cosa tu abbia. Tu che ci portavi dappertutto e noi ti facevamo il pieno. Tu che Vaffanculo, te lo dico ora e me lo risparmio dopo. Tu che mi hai sempre dato retta, tu che mi hai buttato a terra quando i miei progetti erano abnormi cazzate, tu che hai sempre saputo distinguere cosa era giusto da cosa era sbagliato. Io che tremo. Combatti bastardo. Combatti.

venerdì 22 maggio 2009

#26

Stendi i tuoi lividi sulle mie nocche, ci abbracciammo in segreto tempo fa. Una mappa di pensieri, quelli di oggi, quelli di ieri, scorre tutto così in fretta nella tua stanza. Come i caffé caldi a luglio sotto il sole, o quando di notte salivi sulle mie due ruote per esplorarci di nascosto nella campagna che un giorno sarà mia. Non ha più lo stesso sapore Barcellona, non ha più lo stesso sapore Bologna, non ha più lo stesso sapore il rosso sui muri scrostati dalla muffa. Le notti europee ci hanno visto respirare fino all'alba, salutare il primo sole sommersi dai libri enormi, immobili nella tua stanza. Festeggiare era per me starti accanto. Festeggiare era per te starmi lontano. Preparavamo il nostro futuro, Eva, preparavo quei cazzo di anni Ottanta mentre tu preparavi la Grande Crisi del Ventinove. Cosa è rimasto se non la copia sbiadita di quei fogli dove ho scritto tutto di noi. Anche tu mi chiamavi spacciatore. Come vedi, non sono cambiato.

Il mio ruolo è quello di camminare avanti a te, per proteggerti e difenderti da tutto ciò che potrebbe ferirti, togliere il sorriso dalle tue labbra e far scomparire la luce dai tuoi occhi. Tienimi con te.

Erano tue parole. Eri tu, ero io. Avrei dovuto ucciderti quando mi sfiorasti le mani per la prima volta, e sapevi che non potevo. Vorrei solo sapessi che ti rivoglio. Ho ancora attimi per respirarti e parole da dirti.

giovedì 14 maggio 2009

#25 - Amen

Quando fuori è caldo e dentro è inverno.
Quando dovresti far qualcosa che serva ma tutto sembra non volerlo.
Quando passi i tuoi pomeriggi sui prati con i tuoi pensieri troppo svegli nella tua testa troppo pigra.
Quando prima di arrivare mi sono fermato a comprare quel libro. Ha una copertina chiara e le quattro lettere del titolo sono quattro segnali.
Quando Senza Estate il Tempo Annega.
Quando di fronte ho un albero brutto con un ramo sporgente e forte e dritto.
Quando torna a prendere piedi l'ipotesi estrema.
Quando realizzi di essere troppo codardo per farlo.
Quando ho lenzuola pulite ad avvolgere il mio corpo sporco.
Quando hai lenzuola sporche ad avvolgere la tua anima pulita.
Quando tutte le parole sai che non ti servon più.
Quando la voce diventa un filo sottile che trema insieme alle foglie.
Quando una foglia verde e grande e forte si stacca e volteggia fino ad arrivarti ai piedi.
Quando non è questo, giuro, non è così che doveva andare.
Quando al diavolo tutto e inizi a scavare nella terra calda in superficie.
Quando la senti umida e decidi che può bastare.
Quando il libro l'ho sepolto, senza neanche cominciarlo. Non mi pare neanche giusto conservarlo insieme agli altri.
Quando immagino che il vento che aspettavi è questa brezza.
Quando forse questa brezza porterà con sé un seme.
Quando forse su quel libro nascerà una nuova vita, non rimpiangerò quel che ho fatto.
Quando ingoi amaro.
Quando il sole scappa e posso alzare la testa.
Quando tenerla abbassata era meglio.
Quando mi alzo e mi guardo attorno e non c'è nessuno.

Quando ne accendo un'altra e son finite.
Quando ho parlato pure troppo.
Quando le tue parole sono sale.
Quando comunque non fai più male.
Quando non è rimasto altro da dire se non

Amen.

#24 - Babylon

Linee tracciate con poca voglia e poca forza da un marker verde su un muretto. E' qui che aspetto, mentre gli arpeggi di qualcuno si insinuano negli angoli più nascosti dei sensi.

Non potrai fermare il battito, non potrai spegnere la luce che arriverà tra poco. Sciare fino ad arrivare a bagnarsi in mare, risalire la corrente di un torrente gelido per scendere sempre più a fondo.

Nelle macchine a noleggio sfiderei il traffico diurno per poterne ricavare l'agilità notturna.

Devo rapirti per cancellare le tue giornate storte. Butto giù altre pillole per non piangere. Tutta colpa del polline.

Fisso i cancelli nelle vetrine e li trovo interessanti. I fantasmi anticipano la tecnologia. Erano capaci di arrivare ovunque, senza barriere. Come ora, posso stare con chiunque, teoricamente. Ma non è uguale. Ho bisogno della tua presenza.

Lo decide chi vince, quando una guerra è finita. E la mia è solo all'inizio. Manderò in trincea le spugne d'aceto che mi lanci. I cinesi parlano per aforismi, li ho sentiti con le unghie.

Non muoverti, sei felice.

lunedì 11 maggio 2009

#23 - Untitled

Conosco mille modi per un sogno.

Il brivido quando ti sfioro, non sapere ciò che ancora sei, tornare nei luoghi che ci hanno visto insieme, restare di notte fermo ad un incrocio, stringere dei piccoli oggetti, le associazioni di colore. E mi addormento curioso di scoprire, di sapere, di vederti. Vorrei trovare le parole più adatte, quelle belle da farti provare almeno un po'del maldipancia che ho io, ma riesco solo a complicare la più elementare delle cose. Sei capace di buttarmi a terra per portarmi in cima un attimo dopo. Né vittoria né sconfitta. Sospensione.

I giri di basso che intagliano groove si sovrappongono fino a diventare una cosa sola, continua. E le casse si fanno in quattro. Più aumenta il ritmo, più mi sento leggero. Più la testa va di selfmove, più mi sento a posto.

L'odore di sigaretta non andrà mai via da questa stanza. Di sera è fresco, caldo e avvolgente, gradevole. Di mattina toglie il respiro.

Chiudo tutto e torno a mezz'aria.

venerdì 8 maggio 2009

#22 - Appunti notturni

Non voglio più. Non che io l'abbia mai voluto. E' che non senti quante rondini ora ci portano rispetto e non cinguettano per noi?

Ho anche deciso che queste pagine saranno più gialle, con buona pace dei pensieri di chi passa ogni tanto.

Trovare qualcosa da dire sarà sempre più difficile, mi asciugherò lentamente. Al buio, con gli occhi sbarrati.

Se è tutto inutile, proverò almeno a non darlo a vedere.

Te l'avevo detto.

#21 - Scottati

Il gotha è in piazza, ha fame di potere. Le stesse facce da anni, gli stessi sorrisi sforzati chiusi in cravatte regimental sui volantini, le stesse promesse inutili.

Eravamo noi a dire che non ci saremmo mai piegati, eravamo solo trenta.

Ora molti hanno smesso, hanno iniziato a mettere il viso sui palchi del corso, per le strade e nella cassetta della posta, con il loro simbolo che ti verrebbe voglia di sbatterglielo in faccia.

Casse di Maalox per un popolo che inizia a farsi domande.

Ho ancora nitido il momento in cui attaccammo la bandiera rossa al tetto, e tu ridevi soddisfatto. Un anno dopo tiri coca, hai il naso rosso e sei più magro.

Non hai solo cambiato lato, cosa ti hanno fatto? Darti un lavoro tra le auto è bastato?

I muratori, impastati, aspettano sempre qualcuno agli angoli delle strade, appena sorge il sole. L'abbiam fatto anche noi.

Io ancora conservo le magliette impolverate di giochi nelle strade assolate. Tu conserva i tuoi spot, ti auguro di scottarti per tornare indietro.

giovedì 7 maggio 2009

#20 - Fuori di qui

Fuori dalle parole sparse, di me c'è soltanto silenzio e l'irritante non saper cosa rispondere. Ma il carroarmato alieno non arriverà mai in tempo. Convivo col mio blocco, che il comunismo è caduto due mesi dopo la mia nascita e io non l'ho mai visto.
Non sono riempitivi, per me hanno senso. Cosa devo fare per te? Non c'è più nulla da fare per me. E' come riprodurre un suono senza strumenti. Ci tengo a te, è abbastanza palese? Avrei dovuto stringerti quando ne avevo facoltà.
Polvere, martire, complice.
Le ore non cambiano i minuti, devo solo provare a non ripensarci ogni istante. Forse così smetterà anche il sangue dal naso. La tentazione è buttarsi a terra ad aspettare. Il pavimento mi ha sempre tentato ed io non respiro già più.
Sono soltanto un avvoltoio. Bagnato fino all'anima e circondato dagli occhi tutti uguali degli indiani.
Tu metti l'assenza, il buio sopra noi, questa notte che fa freddo ed è lontano e mezze maniche stropicciate da indossare per dormire.
L'aria del mattino taglia gli occhi rossi, profuma di gomma e di freddo.
Guardare in faccia la realtà, alternativa discutibile. Lasciatemi sospeso, afferro questo giallo dirigibile.
E mai abbastanza coraggio per prenderti le mani e dirti che sono qua.

lunedì 4 maggio 2009

#19 - Ventole e compleanni

Mi piombi dentro come nicotina nei polmoni esausti.
Mi asciughi pretendendo che il mio tempo oggi non passi.
Incidi frasi sotto la mia pelle che nessuno troverà, neanche cercando bene.

Ti ricordi quella strada chiusa quella notte?
Non sapevi che per sete ti guardavo gli occhi.

E giorni ancora passeranno sui detriti di bottiglie e le pozzanghere si riempiranno e si asciugheranno ancora mille volte.

Non arriveranno vibrazioni a portarmi un po'di te. Che non siamo liberi lo sappiamo, tu cos'hai? Io cos'ho?

Doveva essere una canzone, ma mancano melodie armoniose. Bruciano le tempie di sole, sale e amianto. E gli scoppi che seguono muoiono. Senza più l'ombra di un'eco. Zitti. Prendimi in cura da te.

Che odio i tram, te l'avevo già detto? Eppure ho anche ricominciato a mangiare carne, per essere meno nervoso. non è questo lo stile di ballo che mi piace.

La signora che occupa due posti. I suoi sguardi sulle mie righe strane e sgarrupate. Troppo, scendo.

Pochi minuti di assenza dal mondo, i miei pensieri sconnessi nascondono l'impotenza mentre ti sto accanto. Forse ti spavento, ma non vorrei.

Ventole e regali, che dormire male ha preso un senso.

domenica 3 maggio 2009

#18 - Scritto a fuoco

Scorrono i chilometri, prima o poi finiranno. Meglio star giù in produzione, che se alzo la testa si sente la nausea.

Il fine giustifica i mezzi.

Non è che mi concedo mille lussi, è che sei tu a spostarti e ti seguo.

L'insegna Ipercoop si accende stanca, voglio anch'io essere stanco.

E' che mi prendi, anzi mi hai preso già. So quel tanto che basta per dubitare. Forse non ti rivolgi a me.

Scrivo e cancello, che non voglio mostrarmi debole, non fino a questo punto.

C'è sempre traffico da queste parti. Sulla strada, nella testa. Il bello è che poi mi chiedono perché proprio qui? Il bello è che continuo a dare la risposta esatta alla domanda sbagliata.

Non sanno che il buio mi ha ingoiato per poi sbattermi fuori. Fai la fila come tutti, che c'è troppa gente.

Devi imparare a vendere le tue previsioni.

La carta, la pioggia, le feste, la musica, i nostri bpm sanguigni all'unisono, le mani, la folla, i maxischermi, la croce rossa, le luci intermittenti, quel che ho in corpo e la tua voce da mordere. Tutto scritto a fuoco.

giovedì 30 aprile 2009

#17 - Cardiaco benestare

E' sempre più complicato non cadere nella banalità. Cerco parole-immagini, consapevole del fatto che se c'è ancora qualcosa da inventare, non sarò certo io a farlo.

Sento crac ovunque, alzo la testa, ma non basta. Devo girarmi per vedere che ore sono. Le 2.08, è decisamente ora che stop.

Vedi? Mi blocco anche solo a parlare. Non sono i referendum abrogativi. Figurarsi se c'entrano qualcosa i decreti legge. E' una conseguenza naturale, credo.

Da solo parlo, anche forse troppo. Sono un monologhista logorroico. Basta poco per farmi bloccare. Non fanno differenza i colori delle maglie, conta chi le abita.

Ci sono posti in cui non sono ancora stato, e un panorama che non ho ancora visto dovrà esistere. Varchi temporali di illogicità si aprono risucchiandomi, riuscirò forse solo così a creare sequenze coerenti.

E' che non sono abbastanza distante per poter scrivere a lungo. Sette, otto ore fa ero in trance, lucido da star bene per mesi. No, non c'entra la musica. E nemmeno i libri a circondarci.

Dell'amaro che nascondi mi nutro.
Sto sorridendo, cosa c'è di male?

mercoledì 29 aprile 2009

#16 - Io sto bene

Si comincia con l'osservare il mondo scorrere sotto le gocce che non vuole.

L'ennesima sigaretta brucia, è possibile scaldarsi. Te li ricordi quei semafori verdi? Sembra già un'era fa.

Sfoglio parole nella mente; non voglio essere monotono, figurati pesante.

Per distrarmi ho i miei libri, anche se preferisco rigirarli tra le mani e osservarne i colori, ormai quelle parole non sono più capaci di prendermi.

Sprofondo nella sedia, torturandomi a cercare di capire la provenienza di ogni cosa che mi passa per lamente. Non si può fermare tutto qui.

Ma di questo vento? Non so niente.

A passi irregolari e scostanti ho deciso di decidere, che non è affatto una scelta pessima, è solo che non ci sono abituato.

E' un basta. E' un rialzare la testa. E' far scorrere l'acqua al contrario, sfidando le leggi gravitazionali. Sceglierò i guai da calpestare e ne conserverò altri come promemoria.

Che non si sa mai.

Ho deciso di decidere, è solo questione di quel che potevo risparmiarmi.

martedì 28 aprile 2009

#15 - Respiro per respiro

Ci sono giorni che punto sul rosso ed esce sempre nero. Altri giorni invece, qualsiasi cosa voglia puntare, è sempre la più giusta.

Ci dicono di chiudere gli occhi e buttarci, correre ed essere forti, che niente è come sembra.

Ma correre è un'arte difficile e instabile, ci vuole eleganza per evitare di inciampare. Almeno ci provo per un motivo giusto.

Voglio un tramonto mozzafiato e non quel senso sterile di libertà che arriva dritto dalle licenze notturne cui troppo spesso mi concedo. Voglio correre sulla battigia, con la sabbia che entra nelle scarpe. Voglio buttarmi a terra a guardare il cielo, e contare le stelle col dito mentre mi accorgo che l'acqua mi sfiora e mi raffredda. Ritrovare il piacere di respirare.

Meglio non leggere quel che è stato prima, rischio l'ecatombe emozionale.

Sarà naturale correre, come ora è fisiologico l'accalcarsi delle parole alla fine del foglio. Quasi un chiedere scusa se le parole in alto sono grosse e larghe.

Farò in modo di provare a ridipingere pareti colorate con un solo colore, bianco. Mi stancano le tonalità e le sfumature. Tutto uguale, tutto nuovo.

#14 - /////

Alcune banalità è bene che vengano censurate.
Mostrare le proprie debolezze può essere un'arma a doppio taglio, meglio evitare.

lunedì 27 aprile 2009

#13 - Giallo

Giallo, giallo. Vedo giallo ovunque. Sopra, sotto, avanti e dentro. E' addosso e corre negli spazi tra le arterie, schiantandosi nelle curve per proseguire a rilento in salita. Mi arriva alla testa, mi dà alla testa. Ha concorrenza nel blu, ma negli sprint lo stacca di alcuni secondi netti al giro. E prosegue indisturbato fino al traguardo tagliato in solitaria. Ritira premi in quantità industriale, col suo sorriso costante e spocchioso.

Cos'è il giallo?
Cosa vuole da me?

Se non puoi sconfiggere il nemico, stringi un'alleanza.

Sarò giallo, per chissà quanto. Sarò insoddisfatto del mio grado e ne vorrò ancora, sarò colpevole e cercherò altre scuse, sarò impavido pagliaccio conservando le mie paure, sarò folle da non perdere la ragione.

Tutto intorno si preoccupa ma è normale.
Sarò quello che vorrò per tutto il tempo che mi pare.

venerdì 24 aprile 2009

#12 - Squadra pronta

Mi piacciono i numeri dispari, perché ce n'è sempre uno libero di scegliere con chi stare. Immagino decine, centinaia di uno che si uniscono, litigano, ridono e piangono insieme.

Le esperienze vissute con gli altri uno, le ricorderanno a vita.

Ventitrè è dispari, giusto? E infatti mi piaci. E nemmeno poco. Averti accanto di nuovo è stato uno di quegli elettroshock che si subiscono volentieri.

Poco importa della calca. Nulla conta se gli arti bistrattati non li sento più miei, dopotutto sono qui apposta. Per me, per te, per voi.

E ancora mani, botte, sudore, salti e facce. Butta giù senza pensarci. Tiro su col naso, che ho preso freddo e ho ancora da piangere. E' possibile che debba stare così per dodici segni su un pentagramma?

Sono fradicio di questa pioggia, oggi così pesantemente dolce. Va bene così. Si è già ricominciato, ché non sarà mai abbastanza. La squadra è pronta, lo è sempre stata. Basta un cenno e si scatta.

Mi piacciono i numeri dispari. A ben pensarci, anche il cinque lo è.

mercoledì 22 aprile 2009

#11 - Homhwaby

E così passarono giorni senza parole e notti senza sonno. Facciamo la mattata. Prendiamo la Frecciarossa che arriviamo prima. Qualsiasi cosa purché mi distragga.

Comunque vada, hai lasciato un segno profondo.

La migliore ispirazione è la minaccia. Minaccia politica, minaccia sociale, minaccia di perderti.

Precipito di faccia, e me ne vanto. Se mi nascondo, è per farmi trovare solo da te.

Tra tutte le infinite possibilità che mi si prospettano, scelgo quella più difficile. Aspettare. Bisogna adeguarsi.

Una manciata di ore ci separano. E non sarà la pioggia a fermarmi. E non sarà stanchezza. E non sarà null'altro. Cammino automaticamente verso te.

Se penso che tutto questo non verrà capito...

Ora che è crollato l'ultimo muro, quello dei puntini sospensivi, chiunque può venire a violentare le cose che scrivo di getto, non importa più chi/cosa/come/dove/quando/perché.

Provo a prendere in mano le redini, ma mi sfuggono. Mi pento di cose di cui mai avrei dovuto. E mi sento adolescenzialmente stupido.

E così passarono giorni senza parole e notti senza sonno. Ma qualunque sia l'esito, una parte di me ce l'avrai sempre tu.

lunedì 20 aprile 2009

#10 - Di rubinetti e soddisfazioni

Prendersi qualche piccola soddisfazione aiuta in qualche modo a sentirsi più libero. A sentirsi più vivo.

Un rubinetto ha il tuo stesso nome. Lo vedo ogni giorno e vedo i tuoi sorrisi riflessi ovunque. Brillano quanto quel lavandino.

Si nasce con la voglia di cambiare il mondo. Poi non tutto va come ci si aspetta e si finisce, al massimo, con il cambiare canale.

Dare qualche spicciolo a chi te li chiede, ti fa stare meglio, vero?

Sono stato sordo per due giorni. Il mondo andava avanti sfrecciando in punta di piedi.

Ed io invece ho bisogno di tremare.

Trattieni il fiato, come faccio io. A dire il vero, è proprio respiro che manca. E testa che gira. E gambe molli. E voce che si assottiglia.

E' guerra aperta.

Prendersi qualche piccola soddisfazione aiuta. Dammi pressione alta.

sabato 18 aprile 2009

#09 - Di alchimie e occhi

Mi scusi signorina, lei ci crede alle alchimie? Io son vent’anni che ci penso e non ho ancora capito se ne ho di mie. Alcuni dicono che non c’è mai stato niente che non sia stato, a sua volta, pura alchimia.

Agl’irti colli, piovigginando, sale la nebbia. Qui invece il cielo è terso, per quanto si riesca a vedere nella notte isterica di automobili.

È un’alchimia?

Più di una volta mi sono chiesto cosa farei se avessi i poteri magici. M’inietterei spavalderia q.b., indubbiamente. Una bacchettata qua, una bacchettata là et voilà. L’uomo perfetto, senza macchia né paura né difetto. Non un inetto distrutto e depresso, adesso connesso ad un destino avverso.

Poi alzo la testa e ti guardo negli occhi. Di così belli ed indefinitamente profondi non ne avevo mai visti. Una tavolozza di sfumature, in due soli bulbi oculari. Mi bastano quei pochi istanti in cui intrecciamo gli sguardi le mani le labbra per sentire tutto. In quegli istanti sono niente e il suo contrario.

Ai tuoi occhi mi abbandono. Portami dove le lame non tagliano e i giorni non passano, i sogni non scappano e i fuochi non bruciano. Ai tuoi occhi mi abbandono. Ballami come un tango e bucami come un’iniezione. Ai tuoi occhi mi abbandono. Sarai infarto e soluzione. Non importa quando, se e in che maniera, ciò che conta è questo vento che sa di te.

Mi scusi signorina, lei ci crede alle alchimie? Ai tuoi occhi mi abbandono. Tu sei la mia soluzione.

#08 - Di posate e vuoto

La stanchezza che mi porto addosso è una conseguenza della mia esigenza comunicativa.

Il mondo si svende a soli 9.90€, ed altre posate, ed altri bicchieri, per altre persone che non conosco.

Devo smetterla di mordermi le labbra, quel privilegio sarà solo per le occasioni perse. Voglia di risentire un vecchio amico. E stare male con lui, per lui. Ho un segreto che non posso rivelargli.

Non darmi il tempo di ripensarci.

Lo scorcio non è rassicurante. La vista dalla camera è proiettata sulle automobili che si sfidano sul bagnato sporco.

Se non c'è il vuoto, non c'è spazio per le parole. Ma abituarsi alle sensazioni non è bello.

E a svegliarmi senza di te, sto male.
Medicine non ne inventeranno mai.

Vivo il mio fanatico torbido apparente male.

La stanchezza che mi porto addosso è solo torpore, ma non voglio ammalare il tuo entusiasmo.

Scappa via finché puoi.

venerdì 17 aprile 2009

#07 - Di velocità e nuvole

A velocità costante destrutturo ogni pensiero cattivo, spingendolo fuori dalla mente come le parole nei manifesti del PD.

Solo perché non lo senti, non vuol dire che sia lì.
E infatti ti sento.
E infatti non sei qui.

Ci sono certi alberi davvero brutti. Spogli e storti. Li capisco, non è facile restare fermi a farsi vivere.

Schiantati nel mio microcosmo.
Fammi schiantare nel tuo.

Se costruiscono altre metropolitane è perché la gente si rifiuta di farsi scaldare dal sole. E perché ha fretta. La competizione ci muove come pedine.

E vedi di prenderti meno sul serio, che sei ridicolo.

Lo vuoi un chilo di miei pensieri?
Facciamo cinque, che più hai di me e meglio è.
Sicura di farcela? Non mi fiderei di queste nuvole. Il peso è relativo.

A velocità costante destrutturo le mie membra, spingendole via da me. Le recupererò quando mi serviranno.

#06 - Di freddo e stanze

E' che se esco fuori ho freddo. Come all'inizio di aprile, il sei o il sette o l'otto, forse. Importa davvero? Però non è lo stesso battere di denti.

Chiudi la finestra in cucina quando vai a dormire.

Il 50.4% di uTorrent mi schianta al suolo.

Il fiatone non mi dà scampo. Guardo delle immagini e ho paura. Troppo catrame nei miei polmoni. 750 sigarette dall'inizio dell'anno. Sarà mica troppo?

Che fossi un altro, avrei già scritto un album, e magari sarei stato anche giudicato buono dalla critica.

La verità è che mi manchi, e qui crolla ogni costruzione lessico-grammaticale. Guardavo il lato giusto, ma della stanza sbagliata.

E' che se esco fuori ho freddo, ma stando dentro tremo uguale.

#05 - Di pioggia e distanze

Averti avanti senza poter dire niente è male.
Sentirti senza averti avanti è peggio.
Esistere senza sentirti è l'irreparabile.

Prendi le note e mettile insieme. Se sono giuste, è musica. Se sono sbagliate, è jazz.

Perché accade tutto senza logica? Perché io non riesco a trovarla una logica?

Migliaia di kilobyte si assottigliano nei cavi che ci avvicinano, ma io non voglio che sia un cavo o peggio ancora un wireless a collegarmi col mio sorriso, a regalarmi un lieve schiudersi di labbra.

Lasciamo perdere le palle, che non le ho mai avute.

Forse piove, non so, mi affaccio. Si, è acqua quella che scende da su. Da piccolo dicevano che era il cielo che piangeva. E forse traggo piacere dal dolore altrui.

E mi dici che non è il mio tempo, e lo accetto, e mi dici che non avrò spazio e lo accetto. Se mi dici di sparire, sta tranquilla, non lo farò mai.

Tremo pensando al viaggio, tutto qui. Congiungi le mani e dopo aprile di colpo. Questo mi terrorizza. La distanza.

Averti avanti senza poter dire niente è male.
Sapere che esisti è già spettacolo in prima fila.

giovedì 16 aprile 2009

#04 - Di tempo e profumi

Quando verrà il tempo di separare gli albumi dai tuorli, penserai che non c’è un vero motivo per il quale lo stai facendo.

Il distillato delle nostre emozioni viene buttato giù come fosse acqua. Ho fumato troppo oggi, ho la gola secca e il bisogno di berti aumenta ogni istante. Vedi, per cortesia, di venirmi a trovare appena puoi. E dopo fatti vedere, che devo dirti una cosa.

Nel frattempo mi guardo attorno spaesato, dopo aver staccato i poster dai muri niente è più come sembra. La carta da parati cade a pezzi e io imparo una nuova canzone, ché non so più come dirlo.

Scrivo frasi che si rincorrono e si spruzzano acqua addosso, per poi buttarsi a terra stremate a rotolarsi nell’erba, ma che senso ha se toccando i tuoi petali ne sento le venature secche?

Mi sembra di scivolare sul pavimento di casa appena lavato. C’è freddo e profumo, come se prendo quella giacca. È fredda ma profuma ancora. Dovrò risolvere. Mi chiedo come facevano in Star Trek a stare senza camicie. Ma è già tempo di rifarsi la barba? Altre lamette fredde, altri profumi a poco dalla sede dell’olfatto.

Quando verrà il tempo, saprai che il tuo profumo è ancora impresso a fuoco sulla giacca. E nella mente.

#03 - Di sole e sbandate

Guardare avanti è avere il sole in faccia.

Sono costretto ad abbassare lo sguardo ogni tanto, come fossi emozionato.
Rialzare la testa è come sfidare qualcuno. Fissare il sole è un atto innaturale che ancora mi dà soddisfazioni, benché quanto scrivo ora siano solo bozze di parole, sono ancora accecato e la grande palla rossa si riflette sulle pagine gialle facendo sbandare la penna.

E con lei sbando anch'io, al solo pensiero che tutto ciò è per riavvicinarmi.

Poi il sole va via, lasciando l'impressione che lui sia un codardo e che io l'abbia battuto.

Non era questa la vittoria che volevo.

Anteprima notturna, spingimi a cercare di capire dove va a finire il mondo.

Se chiudo gli occhi, sei ancora abbracciata a me.
E' un po'come navigare su un fiume che non ha inizio né fine, su una barca che non esiste. E intanto i bambini urlano e le mamme si affannano.
Sopporto attendendo che tutto finisca, ma una volta vicino alla riva, il mondo si allunga e ti porta via. Hai lasciato conti in sospeso che non sai di avere. Hai lasciato tracce dove non dovevi. Ci sono tue impronte digitali sul mio delitto.

Guardare avanti è avere l'abbacinante sensazione di una sbandata che mi travolge, guardare indietro è buio e notte.