sabato 30 maggio 2009

#28

Flusso.

Scivolavano i passi, uno dopo l'altro sull'asfalto. Alla destra, altra strada; alla sinistra il fiume. Stava per iniziare quel che mai avrei sperato. Un incontro, degli sguardi, pochi attimi, sufficenti solo a farmi cadere a terra. Temevo che tutto sarebbe stato magnifico. Quando ho iniziato a correre non ero stanco. Il flusso lascia estirpare ogni forma di contatto.

Derive.

Le tue mani piccole fervide nitide e timide, alla deriva dei sensi. La soggezione di non saper cosa dire, sperando che ogni parola non debba misurarsi con il metro della goccia che è perenne mia compagna. Angoli opposti. Le sere da solo a limare gli spigoli, le notti gialle a schiacciare i miei sogni per farti entrare.

Parole.

Quelle che non ho mai avuto, quelle che non ti ho detto e quelle che ancora vorrei dirti. Quelle che vorrei sentire da te, quelle che leggo e le altre che immagino. Quelle che scavo, perché non importa. Quelle che mi alzano da terra e mi sbattono al muro, devo finirla. Quelle che sento e che non tornano e che non sono mai andate. A cosa stavo pensando quando mi han chiuso l'ossigeno?

Tutto si perderà.

sabato 23 maggio 2009

#27

E così hai deciso di andartene. Pare tu abbia voluto smettere di combattere. Tu che mi tenevi per mano quando facevo i primi passi. Tu che mi hai insegnato ad andare in bici senza ruote. Hai pensato che forse è meglio lasciarci qui. Tu che mi hai gonfiato di botte quando ho tirato dal naso. Io che ti ho preso a calci quando ci hai provato anche tu. Tu che hai conosciuto mio nonno e me lo raccontavi. Tu che la sera del primo concerto hai sfruttato quel che sapevi di elettronica per aggiustarmi la chitarra. Tu che mi hai detto Ricordati che qualsiasi cosa TI accada, sarà sempre colpa tua. Tu che sai più o meno tutto di me, aggiornato a febbraio. Tu che ti sei perso una parte fantastica della mia vita. Io che mi sono perso gli ultimi mesi, io che sto col fiato sospeso mentre ti bruciano i polmoni. Tu che sei steso in un letto asettico. Io che vorrei correre da te a riempirti di insulti, come sempre. Tu che non puoi sapere quanto ho pianto da ieri sera. Io che non posso sapere come stai adesso. Non so nemmeno cosa tu abbia. Tu che ci portavi dappertutto e noi ti facevamo il pieno. Tu che Vaffanculo, te lo dico ora e me lo risparmio dopo. Tu che mi hai sempre dato retta, tu che mi hai buttato a terra quando i miei progetti erano abnormi cazzate, tu che hai sempre saputo distinguere cosa era giusto da cosa era sbagliato. Io che tremo. Combatti bastardo. Combatti.

venerdì 22 maggio 2009

#26

Stendi i tuoi lividi sulle mie nocche, ci abbracciammo in segreto tempo fa. Una mappa di pensieri, quelli di oggi, quelli di ieri, scorre tutto così in fretta nella tua stanza. Come i caffé caldi a luglio sotto il sole, o quando di notte salivi sulle mie due ruote per esplorarci di nascosto nella campagna che un giorno sarà mia. Non ha più lo stesso sapore Barcellona, non ha più lo stesso sapore Bologna, non ha più lo stesso sapore il rosso sui muri scrostati dalla muffa. Le notti europee ci hanno visto respirare fino all'alba, salutare il primo sole sommersi dai libri enormi, immobili nella tua stanza. Festeggiare era per me starti accanto. Festeggiare era per te starmi lontano. Preparavamo il nostro futuro, Eva, preparavo quei cazzo di anni Ottanta mentre tu preparavi la Grande Crisi del Ventinove. Cosa è rimasto se non la copia sbiadita di quei fogli dove ho scritto tutto di noi. Anche tu mi chiamavi spacciatore. Come vedi, non sono cambiato.

Il mio ruolo è quello di camminare avanti a te, per proteggerti e difenderti da tutto ciò che potrebbe ferirti, togliere il sorriso dalle tue labbra e far scomparire la luce dai tuoi occhi. Tienimi con te.

Erano tue parole. Eri tu, ero io. Avrei dovuto ucciderti quando mi sfiorasti le mani per la prima volta, e sapevi che non potevo. Vorrei solo sapessi che ti rivoglio. Ho ancora attimi per respirarti e parole da dirti.

giovedì 14 maggio 2009

#25 - Amen

Quando fuori è caldo e dentro è inverno.
Quando dovresti far qualcosa che serva ma tutto sembra non volerlo.
Quando passi i tuoi pomeriggi sui prati con i tuoi pensieri troppo svegli nella tua testa troppo pigra.
Quando prima di arrivare mi sono fermato a comprare quel libro. Ha una copertina chiara e le quattro lettere del titolo sono quattro segnali.
Quando Senza Estate il Tempo Annega.
Quando di fronte ho un albero brutto con un ramo sporgente e forte e dritto.
Quando torna a prendere piedi l'ipotesi estrema.
Quando realizzi di essere troppo codardo per farlo.
Quando ho lenzuola pulite ad avvolgere il mio corpo sporco.
Quando hai lenzuola sporche ad avvolgere la tua anima pulita.
Quando tutte le parole sai che non ti servon più.
Quando la voce diventa un filo sottile che trema insieme alle foglie.
Quando una foglia verde e grande e forte si stacca e volteggia fino ad arrivarti ai piedi.
Quando non è questo, giuro, non è così che doveva andare.
Quando al diavolo tutto e inizi a scavare nella terra calda in superficie.
Quando la senti umida e decidi che può bastare.
Quando il libro l'ho sepolto, senza neanche cominciarlo. Non mi pare neanche giusto conservarlo insieme agli altri.
Quando immagino che il vento che aspettavi è questa brezza.
Quando forse questa brezza porterà con sé un seme.
Quando forse su quel libro nascerà una nuova vita, non rimpiangerò quel che ho fatto.
Quando ingoi amaro.
Quando il sole scappa e posso alzare la testa.
Quando tenerla abbassata era meglio.
Quando mi alzo e mi guardo attorno e non c'è nessuno.

Quando ne accendo un'altra e son finite.
Quando ho parlato pure troppo.
Quando le tue parole sono sale.
Quando comunque non fai più male.
Quando non è rimasto altro da dire se non

Amen.

#24 - Babylon

Linee tracciate con poca voglia e poca forza da un marker verde su un muretto. E' qui che aspetto, mentre gli arpeggi di qualcuno si insinuano negli angoli più nascosti dei sensi.

Non potrai fermare il battito, non potrai spegnere la luce che arriverà tra poco. Sciare fino ad arrivare a bagnarsi in mare, risalire la corrente di un torrente gelido per scendere sempre più a fondo.

Nelle macchine a noleggio sfiderei il traffico diurno per poterne ricavare l'agilità notturna.

Devo rapirti per cancellare le tue giornate storte. Butto giù altre pillole per non piangere. Tutta colpa del polline.

Fisso i cancelli nelle vetrine e li trovo interessanti. I fantasmi anticipano la tecnologia. Erano capaci di arrivare ovunque, senza barriere. Come ora, posso stare con chiunque, teoricamente. Ma non è uguale. Ho bisogno della tua presenza.

Lo decide chi vince, quando una guerra è finita. E la mia è solo all'inizio. Manderò in trincea le spugne d'aceto che mi lanci. I cinesi parlano per aforismi, li ho sentiti con le unghie.

Non muoverti, sei felice.

lunedì 11 maggio 2009

#23 - Untitled

Conosco mille modi per un sogno.

Il brivido quando ti sfioro, non sapere ciò che ancora sei, tornare nei luoghi che ci hanno visto insieme, restare di notte fermo ad un incrocio, stringere dei piccoli oggetti, le associazioni di colore. E mi addormento curioso di scoprire, di sapere, di vederti. Vorrei trovare le parole più adatte, quelle belle da farti provare almeno un po'del maldipancia che ho io, ma riesco solo a complicare la più elementare delle cose. Sei capace di buttarmi a terra per portarmi in cima un attimo dopo. Né vittoria né sconfitta. Sospensione.

I giri di basso che intagliano groove si sovrappongono fino a diventare una cosa sola, continua. E le casse si fanno in quattro. Più aumenta il ritmo, più mi sento leggero. Più la testa va di selfmove, più mi sento a posto.

L'odore di sigaretta non andrà mai via da questa stanza. Di sera è fresco, caldo e avvolgente, gradevole. Di mattina toglie il respiro.

Chiudo tutto e torno a mezz'aria.

venerdì 8 maggio 2009

#22 - Appunti notturni

Non voglio più. Non che io l'abbia mai voluto. E' che non senti quante rondini ora ci portano rispetto e non cinguettano per noi?

Ho anche deciso che queste pagine saranno più gialle, con buona pace dei pensieri di chi passa ogni tanto.

Trovare qualcosa da dire sarà sempre più difficile, mi asciugherò lentamente. Al buio, con gli occhi sbarrati.

Se è tutto inutile, proverò almeno a non darlo a vedere.

Te l'avevo detto.

#21 - Scottati

Il gotha è in piazza, ha fame di potere. Le stesse facce da anni, gli stessi sorrisi sforzati chiusi in cravatte regimental sui volantini, le stesse promesse inutili.

Eravamo noi a dire che non ci saremmo mai piegati, eravamo solo trenta.

Ora molti hanno smesso, hanno iniziato a mettere il viso sui palchi del corso, per le strade e nella cassetta della posta, con il loro simbolo che ti verrebbe voglia di sbatterglielo in faccia.

Casse di Maalox per un popolo che inizia a farsi domande.

Ho ancora nitido il momento in cui attaccammo la bandiera rossa al tetto, e tu ridevi soddisfatto. Un anno dopo tiri coca, hai il naso rosso e sei più magro.

Non hai solo cambiato lato, cosa ti hanno fatto? Darti un lavoro tra le auto è bastato?

I muratori, impastati, aspettano sempre qualcuno agli angoli delle strade, appena sorge il sole. L'abbiam fatto anche noi.

Io ancora conservo le magliette impolverate di giochi nelle strade assolate. Tu conserva i tuoi spot, ti auguro di scottarti per tornare indietro.

giovedì 7 maggio 2009

#20 - Fuori di qui

Fuori dalle parole sparse, di me c'è soltanto silenzio e l'irritante non saper cosa rispondere. Ma il carroarmato alieno non arriverà mai in tempo. Convivo col mio blocco, che il comunismo è caduto due mesi dopo la mia nascita e io non l'ho mai visto.
Non sono riempitivi, per me hanno senso. Cosa devo fare per te? Non c'è più nulla da fare per me. E' come riprodurre un suono senza strumenti. Ci tengo a te, è abbastanza palese? Avrei dovuto stringerti quando ne avevo facoltà.
Polvere, martire, complice.
Le ore non cambiano i minuti, devo solo provare a non ripensarci ogni istante. Forse così smetterà anche il sangue dal naso. La tentazione è buttarsi a terra ad aspettare. Il pavimento mi ha sempre tentato ed io non respiro già più.
Sono soltanto un avvoltoio. Bagnato fino all'anima e circondato dagli occhi tutti uguali degli indiani.
Tu metti l'assenza, il buio sopra noi, questa notte che fa freddo ed è lontano e mezze maniche stropicciate da indossare per dormire.
L'aria del mattino taglia gli occhi rossi, profuma di gomma e di freddo.
Guardare in faccia la realtà, alternativa discutibile. Lasciatemi sospeso, afferro questo giallo dirigibile.
E mai abbastanza coraggio per prenderti le mani e dirti che sono qua.

lunedì 4 maggio 2009

#19 - Ventole e compleanni

Mi piombi dentro come nicotina nei polmoni esausti.
Mi asciughi pretendendo che il mio tempo oggi non passi.
Incidi frasi sotto la mia pelle che nessuno troverà, neanche cercando bene.

Ti ricordi quella strada chiusa quella notte?
Non sapevi che per sete ti guardavo gli occhi.

E giorni ancora passeranno sui detriti di bottiglie e le pozzanghere si riempiranno e si asciugheranno ancora mille volte.

Non arriveranno vibrazioni a portarmi un po'di te. Che non siamo liberi lo sappiamo, tu cos'hai? Io cos'ho?

Doveva essere una canzone, ma mancano melodie armoniose. Bruciano le tempie di sole, sale e amianto. E gli scoppi che seguono muoiono. Senza più l'ombra di un'eco. Zitti. Prendimi in cura da te.

Che odio i tram, te l'avevo già detto? Eppure ho anche ricominciato a mangiare carne, per essere meno nervoso. non è questo lo stile di ballo che mi piace.

La signora che occupa due posti. I suoi sguardi sulle mie righe strane e sgarrupate. Troppo, scendo.

Pochi minuti di assenza dal mondo, i miei pensieri sconnessi nascondono l'impotenza mentre ti sto accanto. Forse ti spavento, ma non vorrei.

Ventole e regali, che dormire male ha preso un senso.

domenica 3 maggio 2009

#18 - Scritto a fuoco

Scorrono i chilometri, prima o poi finiranno. Meglio star giù in produzione, che se alzo la testa si sente la nausea.

Il fine giustifica i mezzi.

Non è che mi concedo mille lussi, è che sei tu a spostarti e ti seguo.

L'insegna Ipercoop si accende stanca, voglio anch'io essere stanco.

E' che mi prendi, anzi mi hai preso già. So quel tanto che basta per dubitare. Forse non ti rivolgi a me.

Scrivo e cancello, che non voglio mostrarmi debole, non fino a questo punto.

C'è sempre traffico da queste parti. Sulla strada, nella testa. Il bello è che poi mi chiedono perché proprio qui? Il bello è che continuo a dare la risposta esatta alla domanda sbagliata.

Non sanno che il buio mi ha ingoiato per poi sbattermi fuori. Fai la fila come tutti, che c'è troppa gente.

Devi imparare a vendere le tue previsioni.

La carta, la pioggia, le feste, la musica, i nostri bpm sanguigni all'unisono, le mani, la folla, i maxischermi, la croce rossa, le luci intermittenti, quel che ho in corpo e la tua voce da mordere. Tutto scritto a fuoco.