sabato 18 aprile 2009

#09 - Di alchimie e occhi

Mi scusi signorina, lei ci crede alle alchimie? Io son vent’anni che ci penso e non ho ancora capito se ne ho di mie. Alcuni dicono che non c’è mai stato niente che non sia stato, a sua volta, pura alchimia.

Agl’irti colli, piovigginando, sale la nebbia. Qui invece il cielo è terso, per quanto si riesca a vedere nella notte isterica di automobili.

È un’alchimia?

Più di una volta mi sono chiesto cosa farei se avessi i poteri magici. M’inietterei spavalderia q.b., indubbiamente. Una bacchettata qua, una bacchettata là et voilà. L’uomo perfetto, senza macchia né paura né difetto. Non un inetto distrutto e depresso, adesso connesso ad un destino avverso.

Poi alzo la testa e ti guardo negli occhi. Di così belli ed indefinitamente profondi non ne avevo mai visti. Una tavolozza di sfumature, in due soli bulbi oculari. Mi bastano quei pochi istanti in cui intrecciamo gli sguardi le mani le labbra per sentire tutto. In quegli istanti sono niente e il suo contrario.

Ai tuoi occhi mi abbandono. Portami dove le lame non tagliano e i giorni non passano, i sogni non scappano e i fuochi non bruciano. Ai tuoi occhi mi abbandono. Ballami come un tango e bucami come un’iniezione. Ai tuoi occhi mi abbandono. Sarai infarto e soluzione. Non importa quando, se e in che maniera, ciò che conta è questo vento che sa di te.

Mi scusi signorina, lei ci crede alle alchimie? Ai tuoi occhi mi abbandono. Tu sei la mia soluzione.

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