mercoledì 15 aprile 2009

#02 - Di mare e palazzi

Se scosto la tenda, dalle persiane in anticorodal semichiuse filtra un po'di luce.

Vedo il mare.
L'irregolare frangersi delle onde sulle barche ribaltate alla deriva, legate ai pontili, non esiste. Non c'è sabbia scura e bagnata, non ci sono orme sulla battigia né acqua crespa di flutti. Solo asfalto e caseggiati disidratati, sublimi souvenir degli anni '80.

E' un secolo che non ti vedo e che non mi perdo nei tuoi occhi.

Guido per strade che conosco fin troppo bene per incappare nel piacere di perdermi. Conosco a memoria i segreti di questi cumuli di mattoni, persino i segreti dei palazzoni IACP sono miei.

La notte cala e mi allunga l'ombra. Quello che vedo sono due corpi neri, senza vita, che mi seguono o precedono, a seconda della luce proiettata su di me. Ma intorno non c'è altro che qualche auto posteggiata e il nulla più imbarazzante.

Cosa sei? Chi sei?

Sette chiavi cascano per distrazione, schiacciando lo standby dell'encefalo, che torna alla sua configurazione standard e riprende a voltare le spalle all'architettura residenziale degli anni di fango.

Ci saranno altre occasioni.
Prima o poi tocca a tutti.
Meglio tardi che mai.

Scosto la tenda e mi tuffo vestito.

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